Angri. I CONTI CHE NON TORNANO, LA TAVOLA DEL PRINCIPE E IL VALORE DELLA DIAGNOSI PRECOCE DELL’INCAPACITÀ POLITICA DEI DIRIGENTI

Il dato elettorale è chiaro: può essere letto, senza peli sulla lingua; sempre che se ne abbia voglia. Ferraioli ha ottenuto più voti di Mauri. Nel 2004, La Mura si affermò su Gallo per 24 preferenze. E fu l’inizio della fine: non per l’esito; per la genesi della candidatura di entrambi. Il cardiologo visse una breve stagione politica caratterizzata da palpitazioni quotidiane, sue e nostre, soprattutto per i conti del Comune. Al gastroenterologo si aggrovigliarono le budella.

Sono trascorsi sedici anni. In consiglio comunale esordirono Onofrio Galasso, Serafina Fusco e Matteo Cirulli. Il primo, grazie al contributo determinante di Amedeo Sorrentino, il quale, alla fine anticipata della consiliatura, decise di non investire più su soggetti estranei alla famiglia; la seconda, è la già enfant prodige Gina, tra le persone più vicine a De Luca e protagonista della storia del Pd; il terzo, ha lasciato la scena alla moglie: Caterina Barba, figlia d’arte.

Il centrodestra celebra l’affermazione di Ferraioli, cui i M5S hanno consegnato la fascia tricolore: non i grillini, sia chiaro; il riferimento è alla famiglia Manzo, ai 5000 astenuti e al gruppo Sorrentino; e anche ai Mainardi, allo slittamento di 5 mesi delle elezioni e ai Saltimbanco. Ciascuno, con diversa misura e partecipazione, ci ha messo qualcosina. Il centrosinistra, relegato nei banchi della minoranza, si lecca le ferite, contando i numerosi dispersi, non pervenuti.

La sorpresa con cui i politici, di destra e sinistra, hanno accolto il successo del sindaco è la cifra del loro spessore e ne misura la distanza dal paese. Angri ha deciso di non scegliere, chi si è recato alle urne si è turato il naso, pur di aiutare un amico o un parente: ne avrebbe fatto a meno. È da idioti intrattenersi sui flussi di voti. A meno che si temi l’intervento della criminalità organizzata e interessata. Ma il problema andrebbe affrontato con ben altra serietà.

L’allestimento delle coalizioni ha lasciato a desiderare, mortificando, ancora una volta, la politica. Chi vi ha lavorato ha dato il peggio di sé, eccetto la famiglia Sorrentino. I Manzo hanno attinto a tutte le proprie risorse familiari, coinvolgendo parenti e dipendenti, nonostante ciò, hanno chiuso una lista con appena 14 candidati; i pentastellati e Lato hanno tentato di entrare in consiglio dalla porta di servizio, ingannando militanti ed elettori: un pessimo espediente.

Mauri e Milo hanno reclutato decine di candidati, come se si stesse giocando al tiro alla fune: gli è andata male. In una competizione comunale il profilo personale e politico fa la differenza. E così è stato. L’uno, maestro nel mettere insieme liste e grandi elettori, prima di proporsi direttamente, ha atteso anni, sostenendo Chiavazzo, D’Antonio e Gallo. L’altro ha creduto di essere pronto; chi avrebbe dovuto suggerirgli maggiore cautela ha deciso di tenere la bocca chiusa.

Oltre i Mainardi ed i Sorrentino, in consiglio c’è poco altro di politica. Addirittura meno della scorsa consiliatura. I parenti del sindaco raddoppiano le presenze, passando da uno a due: a Gaetano Mercurio succedono Giusy D’Antuono e Salvatore Mercurio. Si moltiplicano per due anche i consiglieri in quota Manzo: a Carla si aggiunge Catello Palumbo. Lei è il volto della Lega cittadina, lui vanta una militanza trentennale a sinistra, abbandonata con l’amministrazione Mazzola.

Gli imprenditori applaudono ai consiglieri sostenuti o di cui auspicavano la elezione. È ragionevole ritenere che a Diana D’Antuono siano andati i voti dei De Cola, che seguono con attenzione le vicende amministrative del comparto in via Nuova Cotoniere. Di certo, hanno brindato anche i dipendenti della Omega service e della Cooperativa Sadriano, affettivamente legati alle famiglie dei giovanissimi Christian Montella e Maria Giovanna Falcone, alla prima esperienza elettorale.

Più che sui voti in transito al secondo turno, sarebbe interessante interrogarsi sulla possibilità che settori della maggioranza dialoghino con pezzi della minoranza per raggiungere l’intesa sulle prossime privatizzazioni. C’è chi immagina di metter mano all’Angriecoservizi e varare un piano industriale per rilanciarla, aprendo alla cessione di quote in vista di una apparentemente remunerativa dismissione. Ma prima occorre sistemare dati e cifre, con la opportuna discrezione.

La campagna elettorale, come un sacco vuoto, non si è tenuta in piedi. Sono mancati i contenuti. Chi avrebbe dovuto proporli, si è astenuto, per pudore: non avendoli introdotti o magari solo accennati durante la consiliatura precedente. Così non si è parlato dell’affidamento delle strisce blu ai privati, del mercato, del cimitero, della rimodulazione dell’intervento nelle cotoniere. Si sono preferiti i trattati dedicati alla capacità di Mauri di essere diversamente simpatico.

Ne vedremo delle belle nei prossimi anni. Non solo in consiglio: i Sorrentino, il gruppo Mainardi e Mauri terranno alta la soglia di attenzione, vigilando. Il pericolo è fuori. Nelle pagine non scritte di Angri 80: dove, in campagna elettorale, si sono preferiti poeti e romanzieri alle denunce sui ritardi della politica nel leggere e gestire l’emergenza criminalità. Nel centrosinistra dilaniato, che dovrà resistere alla tentazione di lapidarsi con le macerie cui si è ridotto.

Il centrodestra targato famiglia Manzo ha dato prova di saper cogliere le opportunità: da Mazzola al secondo Ferraioli è passato da Forza Italia a Fratelli d’Italia, attraversando la Lega. Sull’altra sponda, si stenta a riprendere il cammino; quando si è nei pressi di un incrocio si commette sempre lo stesso errore: si guarda a sinistra e si svolta a destra. È ora di cambiare marcia e navigatore. Sempre che non si ammetta di voler seguire le orme del compagno Catello Palumbo.

Il quadro politico è cristallino. Le aree di destra e sinistra sono tracciate. Francesco D’Antuono, nei prossimi anni, farà decollare la prima, epurandola dalle scorie. La seconda è alla ricerca di una figura in grado di assicurare il dialogo tra le varie sensibilità che la occupano, promuovendo l’allestimento di una coalizione che, ascoltando il paese, lavori, finalmente per tempo, alla formulazione di una proposta politica e amministrativa condivisa, credibile e autorevole.

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