ANGRI. L'EVOLUZIONE DELLA CRONACA CITTADINA ESTIVA. DAL TRADIMENTO CONIUGALE AI CAMBI DI CASACCA DEI POLITICI. I NUOVI INTERESSI DEI LETTORI

«Siate scandalosi. Sono neri, in spiaggia e in fabbrica. Vogliono distrarsi. Niente politica. Corna, pruriti, casalinghe perverse, maestre vogliose, universitarie generose e procaci. Nessun nome. Solo allusioni. Pochi riferimenti. I necessari a tenere la storia in piedi. Il resto ce lo metteranno loro. Fate in modo che ciascuno possa riconoscere la propria vicina ed il gioco è fatto. Controllate se ci sono case chiuse o privè. Avvisate i carabinieri prima di dare la notizia».

La convocazione giungeva puntuale a fine aprile. Prima che sbocciassero gli ombrelloni. In redazione avevano il muso lungo. Le vendite stavano per calare a picco. Come i tatuaggi delle milf. Non c’era tempo da perdere. L’estate era alle porte. Si imponeva la cronaca rosa, con tinte rosso fuoco. E un poco di fantasia. «Se non sapete come fare, sfogliate un fumetto per adulti e ne avrete di cose da scrivere». Le indicazioni del capo erano chiare. Quanto i titoli e le locandine.

La telefonata in caserma ci stava. Per rispetto dell’Arma. «Mercoledì esco con un pezzo sul club. Proprio quello. Pubblicherò iniziali, professione e provenienza delle coppie che lo frequentano. Non ci siete ancora stati? Ma è aperto da due anni e se ne raccontano di tutti i colori. State indagando. Aspettate che i soci vi consegnino lo stato di famiglia? Facciamo una cosa: passateci giovedì, così la settimana prossima ci torno e aggiungo altri nomi e qualche foto del blitz».

In provincia era tutto più semplice. I cronisti cacciavano indiscrezioni. I barbieri le collezionavano, raccogliendole alla fonte. I carabinieri si mangiavano il fegato, per non esserci arrivati prima. Il sindaco era il primo cittadino e gli si dava del voi. Il Comandante – qualsiasi divisa indossasse – sfilava stringendo i glutei e a testa alta, come Badoglio l’8 settembre. Chiunque avesse una penna nel taschino e un taccuino era dottore, prima di essere promosso ragioniere.

Poi sono cambiati i costumi. E non si è capito più niente. Alcuni si sono rimpiccioliti e persi tra le natiche. Altri si sono dilatati a dismisura fino a giustificare l’inenarrabile: cose che non si possono raccontare, a prescindere dalla stagione e dalle vendite. I cronisti sono caduti sotto i colpi degli opinionisti. I barbieri si sono messi in proprio: tra una sforbiciata e una frangetta, pubblicano ciò che ascoltano. E i pescivendoli non sanno più come incartare le sarde.

Ci si diverte meno. Prendendosi troppo sul serio. I consiglieri comunali votano mozioni per allontanare dirigenti scolastici non graditi ai genitori degli alunni. La Gori taglia la fornitura alle fontanelle pubbliche non censite. I cornuti non fanno più irruzione nella stanza del direttore per chiedere «chi vi ha detto di mia moglie»? citando una notizia inventata. Non c’è più la possibilità di prendere in giro i curiosi con un «già sai, non manca a te, non farmi dire altro».

Si è più neri. Non solo per l’abbronzatura e le preoccupazioni. Il colore è penetrato. Prima per accordarsi era sufficiente un cenno. Ora non basta il notaio. Anche in politica e nei rapporti con gli enti, dai centrali ai periferici, comunali inclusi. Gli imprenditori attendono risposte per anni, da una generazione all’altra. Fino a quando, esausti, non tolgono il disturbo. Non sempre è un male. Intanto, quel che resta della comunità boccheggia, tra incapacità e ripensamenti.

Prima era tutto molto lineare. Gli uomini ancora si perdevano tra le curve delle maggiorate mentre le donne ammiravano quelle dei palestrati. Gli incroci pericolosi erano solo un appuntamento con il perito dell’assicurazione e l’assegno per il risarcimento del danno. Poi sono venute le rotatorie e tutti hanno iniziato a girare a vuoto. C’erano più idee e meno voglia. Tanti desideri inconfessabili e quel pizzico di immaginazione capace di strappare un sorriso anche al destino.

Le carte bollate, talvolta, valevano quanto i tarocchi. Si badava al sodo: era stata data la parola e non ci si poteva sottrarre. Non era una questione di virgole o linee tratteggiate. Chiuso l’accordo, si trovava il modo per giustificare l’affare. Fu così che lo stabilimento di Angri delle Cotoniere passò, alla fine, dall’Eni a un industriale conserviero, con una serie di operazioni cristalline, alla luce del sole. Anche se i telai furono rimossi con il favore delle tenebre.

Altri tempi, modi, coniugazioni e persone. Tant’è che, da allora, non si è cavato un ragno dal buco. Che proprio piccolo non è, visto il via vai di articolati che vi hanno depositato bancali di pelati. Sindaco, assessori, consiglieri e tecnici comunali non riescono a garantire la fluidità essenziale a far filare tutto liscio. In uno scenario semplicissimo: con un imprenditore che vuole vendere, una cordata interessata a comprare per costruire e il comune che deve autorizzare.

Se leggendo il giornale scopri di avere le corna, corri in edicola e acquisti tutte le copie. Guardi tua moglie, dai un’occhiata al conto corrente e fai finta di niente: non ti conviene lamentarti; passerà. Se devi investire milioni di euro e non sai quando li recupererai, perché se hai a che fare con il Comune c’è sempre qualcosa che può andare storto, rallentando l’affare, ci pensi due volte. E consideri la possibilità di tenerti i soldi in tasca e mandare tutti al diavolo.

Anche i Carabinieri sono diventati più precisi e permalosi. Sempre ad Angri, hanno riservato alcuni posti auto, nei pressi della caserma, alla sosta dei veicoli dei collaboratori, segnandoli con due C: dovrebbero stare per “Confidenti Credibili”. Una prova concreta della forza “dell’ordine”. Diversa dalla “forza” dell’ordine che porta a compulsare gli autori dei post denuncia sui social per indurli a pubblicare la notizia del misfatto solo dopo la presentazione della querela.

Per i perdigiorno sopravvissuti, abituati a conversazioni frivole, non c’è rigore che tenga, in ogni tempo. E se i giornali non danno spunti, rimediano puntando sul vintage. E al sempreverde «sai che i carabinieri…», andando a ruota libera: «parcheggiano in corso Vittorio Emanuele, dopo piazza Trivio e fanno il ticket al totem davanti Gustabacco. Non li hanno avvisati che lì non si paga, perché la strada è a doppio senso e i vigili non hanno autorizzato la sosta a pagamento».

E come per le corna, quando introduci l’argomento vai a oltranza: non riesci a tenere a bada la lingua. Rischiando pure di esagerare: «Hai visto quei tre in divisa che passano a piedi il venerdì sera per controllare la movida? Speriamo che quest’autunno non li mettano a contare le foglie che cadono. Farebbero un disastro: non si sono accorti che sono stati tagliati diversi rami tra via Nuove Cotoniere e via Giudici. A meno che non credono che i balconi crescano sugli alberi».

Con questo quadro non resta che essere solidali con quanti non hanno più la capa fresca per leggere degli amanti di Sarno che, per liberarsi da una posizione tanto sconveniente da non permettergli di guardarsi, furono costretti a recarsi in ospedale, nudi. O del catalogo di profumi e donnine allegre reso famoso da Metropolis. Preferendo agli inciuci sugli avventori dei letti dei vicini, la conta dei consiglieri comunali pronti a tradire il sindaco. La voce è la stessa: corna.

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