Post

CONFLITTI, CAROVANE, CONVOGLI, POVERTÀ. La deriva sovranista e il tramonto della politica

Immagine
Passare dai virologi ai generali non è un grande affare. La considerazione non cambia invertendo le figure. Le loro esternazioni televisive nuocciono alla serenità e al portafoglio. Soprattutto degli spettatori sensibili e in regola con il canone. Checché ne dicano i sostenitori dell’« occhio non vede, cuor non duole », il fondo del barile mette di cattivo umore anche i ciechi. Ai sordi non va meglio: le scene del dramma sono eloquenti e si rincorrono da un programma all’altro. La rissa sul ballatoio condominiale infastidisce. Più dei vicini rumorosi. Appiccicarsi allo spioncino non aiuta. Tutt’altro. Anche se si veglia sull’integrità dello zerbino. Chi si azzuffa ha torto. Sempre. Ancor di più se a farne le spese sono gli altri. Con buona pace del « fate ciò che volete ma a debita distanza », quando si passa dalle parole ai fatti, le ragioni dei contendenti svaniscono, portandosi via il sonno di chi deve rimediare, facendosi carico delle conseguenze. In particolari zone di guerra, ci

IL TRIBUNALE DI LOCRI ABBATTE IL MODELLO RIACE. MIMMO LUCANO INCIAMPA NELLA LEGGE. SOTTO LO SGUARDO ATTONITO DEI GIUSTI.

Immagine
  A Riace qualcosa è andato storto. E a Locri non è che vada tutto per il verso giusto. Mimmo Lucano ha strizzato l’occhio ai migranti e lo ha perso. Da quelle parti era incappato in una disavventura analoga anche Anfiarao : uno dei due bronzi. Rinvenuto in fondo al mare con le chiappe scoperte, fu scovato da Dante all’Inferno tra i fraudolenti. Era un indovino: il primo a quanto si racconta. Di quelli che non inventano ma vedono oggi ciò che accadrà domani e tra qualche giorno. Anfiarao non era un attaccabrighe. Se ne stava per i fatti suoi, lontano dai guai. Anche perché li prevedeva. Non come gli indovini dei giorni nostri, che rispondono « chi è »? al citofono. Aveva, però, una moglie sensibile al luccichio dei preziosi. Fu così che, annusato l’odore dello zolfo, notoriamente mai foriero di cose buone, pensò bene di darsela a gambe, per evitare di partecipare a un’azione punitiva, in cui sapeva che lui e i suoi amici ci avrebbero lasciato le penne. Mimmo Lucano non è un a

LE DOMANDE DEGLI ELETTORI, GRANDI E PICCOLI, NELLA CACCIA AL VOTO PER LE COMUNALI: «QUANTO CI GUADAGNIAMO? COSA MI DARESTI?»

Immagine
Gli elettori cui viene chiesto il voto alle amministrative hanno la risposta pronta: « Cosa mi daresti »? È un effetto della preferenza unica e dell’elezione diretta del sindaco. È tra i meno nobili. Vuoi una cosa da me; che mi dai in cambio? Se devo preferirti a un altro, voglio farlo per un motivo preciso: un investimento. Il non detto: sei venuto a casa mia perché devo farti un favore, altrimenti non ti saresti scomodato; visto che ciascuno ha bisogno dell’altro, parliamone. Un santino per una cambiale. Tra uno « sta tranquillo, usciranno in quella sezione, puoi verificare » e un « non ti preoccupare, fai quel che devi, poi ci penso io », le promesse incrociate coprono il confine tra democrazia e prostituzione. Un voto può risultare determinante. L’ansia da genitore di figli considerati incapaci impone il sacrificio in cabina. Durante la consiliatura, appena la coalizione scricchiola, abbracci solidali accolgono mani tese, mendicanti tra gli scranni. Imprenditori e faccendieri a

ANGRI, PIAZZA DON ENRICO SMALDONE. Breve storia triste di 7 fioriere rinnegate. I Carabinieri: sono pericolose, vanno rimosse. Dal Comune: non sono nostre

Immagine
Alcuni fanno quel che possono come sanno. Altri, come gli dicono di fare. Troppi, come gradirebbero quelli che contano, perché non si sa mai. In molti, nel dubbio, si astengono; per la gioia di chi avrebbe dovuto rimediare al disastro. È noto che quando l’asino non vuole bere è inutile fargli il verso per invogliarlo e illudersi che si convinca. In diversi uffici pubblici sono state allestite aree ludico ricreative per evitare che ai pigri incapaci venga in mente di lavorare. Nell’Italia dei caporali, dai campi alle caserme, si è meno indulgenti. Il comandamento non scritto, cui ispirarsi sempre e comunque, è « tu vatti a me e i’ vatto ‘o ciuccio »: tu picchi me e io percuoto l’asino. Senza temere frizzi e lesinare lazzi. A prescindere. Da tutto: regole, etica e buon senso. Perché « è meglio ‘nu ciuccio vivo ca ‘nu filosofo muorto »; tanto per non abbandonare la stalla. Il pericolo è nella misura: c’è un limite che non va superato, come in autostrada. Oltre incombe l’imprevisto, spesso

ANGRI. L'EVOLUZIONE DELLA CRONACA CITTADINA ESTIVA. DAL TRADIMENTO CONIUGALE AI CAMBI DI CASACCA DEI POLITICI. I NUOVI INTERESSI DEI LETTORI

Immagine
« Siate scandalosi. Sono neri, in spiaggia e in fabbrica. Vogliono distrarsi. Niente politica. Corna, pruriti, casalinghe perverse, maestre vogliose, universitarie generose e procaci. Nessun nome. Solo allusioni. Pochi riferimenti. I necessari a tenere la storia in piedi. Il resto ce lo metteranno loro. Fate in modo che ciascuno possa riconoscere la propria vicina ed il gioco è fatto. Controllate se ci sono case chiuse o privè. Avvisate i carabinieri prima di dare la notizia ». La convocazione giungeva puntuale a fine aprile. Prima che sbocciassero gli ombrelloni. In redazione avevano il muso lungo. Le vendite stavano per calare a picco. Come i tatuaggi delle milf. Non c’era tempo da perdere. L’estate era alle porte. Si imponeva la cronaca rosa, con tinte rosso fuoco. E un poco di fantasia. « Se non sapete come fare, sfogliate un fumetto per adulti e ne avrete di cose da scrivere ». Le indicazioni del capo erano chiare. Quanto i titoli e le locandine. La telefonata in caserma ci stava.

ANGRI. L'amministrazione comunale, per celebrare il Patrono e seminare voti, nel farsi la croce "si ceca gli occhi". E la città si divide tra SGBT e LGBT, sotto il mantello del Santo

Immagine
San Giovanni è amante dei forestieri. Lo si sa. Il padrino più celebrato della cristianità è esigente. Abituato a cumparielli illustri, è intollerante agli indigeni inadeguati. Preferisce l’eccellenza d’importazione. Anche se poi si accontenta della normalità, come accade in tutte le coppie. Quando non ne può più guarda altrove. Non sempre gli dice bene. Sui principi non arretra, a costo di rimetterci la testa. Meglio che mangiarsi il fegato. Da Patrono va preso con le molle. Affittacamere e stranieri, osti e parcheggiatori lo adorano. Non è chiaro se ricambi le loro lusinghe. Con i politici di paese – sindaci, assessori e consiglieri comunali – va un po’ meno d’accordo. In particolari comunità, li ritiene imbarazzanti. Tende a liberarsene. Predilige i commissari prefettizi. Ne gradisce la sobrietà, la limpidezza, la vocazione alla trasparenza e la capacità di allontanare le tenebre del malcostume. Sulla luce non scherza. È un’autorità in materia. Ha tenuto a battesimo l’ Eletto ma h

Angri. Paolo VI nel 1976 esortò alla sobrietà nelle celebrazioni del culto mariano. L'Espresso Sud fece luce sulle feste patronali nell'agro nocerino. E divampò la polemica. Dentro e fuori la Chiesa. Anche di San Giovanni

Immagine
Gli angresi non faranno la festa a San Giovanni . A differenza di Erode , che non ci pensò due volte. Quindi, niente bancarelle, fuochi, bande e struscio. A causa della pandemia. Nella seconda metà degli anni settanta, il periodico Espresso Sud si occupò delle manifestazioni patronali nell’agro nocerino. Scatenando l’inferno. Come Paolo VI : per recuperare il corretto esercizio del culto mariano, citò i riti scaramantici celebrati nei festeggiamenti per la Madonna delle Galline . A Pagani non la presero bene: ignorarono l’esortazione papale alla correzione. Ad Angri non andò meglio. Anzi. Anche se la riflessione di Sua Santità fu elaborata e condivisa da alcuni. Tra questi c’era un giovane prete, don Luigi La Mura , classe 1943, ordinato sacerdote il 6 luglio del 1969. La condanna di Paolo VI , del novembre 1976, cadde nel vuoto. Come l’invito alla sobrietà di don Luigi . Il Papa ci andò giù pesante, segnalando « punte di vera superstizione e paganesimo ». Il dossier giornalistico fu

ANGRI. IMPAZZA LA POLEMICA SULLE SEDUTE DEL CONSIGLIO COMUNALE. IN PRESENZA PER SGHIGNAZZARE O IN STREAMING PER UNA SERATA ALLEGRA CON GLI AMICI?

Immagine
La celebrazione del consiglio comunale in presenza manca a molti. Soprattutto intellettuali e commentatori politici. Non gradiscono lo streaming . Pare non gli dia calore: non si appassionano, non li accende. Anche se riscuote un certo consenso tra i non addetti ai lavori. Non per la qualità del dibattito politico. L’audience è garantita dai pessimi rapporti con l’italiano, dall’abbigliamento tutt’altro che sobrio e dal disordine nelle stanze da cui i consiglieri si collegano. Coloro cui piace ridere delle disgrazie altrui possono farlo dal salotto di casa. Tant’è che in tanti si organizzano con i parenti, come facevano per seguire Gomorra . Trascorrono la serata tra pizze, birre, risate a crepapelle e inciuci. Senza preoccuparsi di raggiungere l’aula consiliare in piazza e liberi di dare fiato a commenti irripetibili. I duri e puri protestano. Ma sono gli stessi che in presenza telefonavano agli amici per dire: « non sai cosa gli è uscito di bocca ». Non che questi consiglieri comunal

IL PISELLINO IRREQUIETO DI GRILLO, IL FUOCO DI COPERTURA DI TRAVAGLIO E LE PAROLE INUTILI DEL CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE A DIFESA DEI PARLAMENTARI CON LA TOGA.

Immagine
« Papà, cos’è un’avventura »? L’uomo impallidì. Chiese aiuto alla moglie: « Senti un po’ tuo figlio cosa dice ». La risposta, immediata: « È una passeggiata con la sorpresa ». Il padre annuì. Come per dire: « Visto? C’è una risposta a tutto. Va tranquillo. Saremo al tuo fianco ». Il ragazzo è ormai un giovanotto. Ai cartoni animati preferisce le ragazze. Ne ha fatta di strada, dal salotto all’università. Certo di poter contare sulle braccia di papà e l’abbraccio di mamma. Come altri. Ad alcuni è andata peggio. Le domande sono cadute nel vuoto. Non sempre per colpe dei genitori: magari sono solo rimasti a bocca aperta, cercando la soluzione migliore, mentre i figli, stanchi di aspettare invano, hanno sbattuto la porta. La curiosità e la competizione fanno brutti scherzi. Si crede di seguire la buona stella e ci si imbatte nella cattiva sorte. Con i genitori che non riescono a tenere il passo. E, stupiti, non smettono di interrogare il rosario degli errori. Ne sanno qualcosa i Grillo . M

KAKKIENTRUPPEN. Gli italiani, con Figliuolo, si ricordano di essere patrioti. E della naia. Dopo averla maledetta. Ma non sanno nulla del 25 aprile.

Immagine
Draghi ha sostituito Arcuri con Figliuolo : un generale degli alpini; che corre su e giù per la penisola, in mimetica, con la penna al vento . Michela Murgia si è detta preoccupata. Ciò è bastato per far insorgere il popolo delle divise e inondare facebook di foto a sostegno del militare, salvatore e servitore della Patria. Gli italiani hanno aperto il baule dei ricordi e si sono mostrati. Fieri e orgogliosi per aver assolto l’obbligo di leva. Come se avessero potuto scegliere. Un ritratto, farlocco, del Belpaese. Quello della cartolina rosa , dei sospiri degli innamorati nelle stazioni ferroviarie e dei fiumi di lacrime che allagavano le camerate. Del manifesto con la cornice tricolore, firmato dal generale Tinti . Delle notti insonni delle mamme. Delle malattie impronunciabili, sui certificati medici dei genitori; delle raccomandazioni politiche, delle preghiere al vescovo. Di Baglioni e Tornerò dei Santo California . Del rinvio per gli universitari. Era l’Italia dei marescialli.