CONFLITTI, CAROVANE, CONVOGLI, POVERTÀ. La deriva sovranista e il tramonto della politica

Passare dai virologi ai generali non è un grande affare. La considerazione non cambia invertendo le figure. Le loro esternazioni televisive nuocciono alla serenità e al portafoglio. Soprattutto degli spettatori sensibili e in regola con il canone. Checché ne dicano i sostenitori dell’«
occhio non vede, cuor non duole», il fondo del barile mette di cattivo umore anche i ciechi. Ai sordi non va meglio: le scene del dramma sono eloquenti e si rincorrono da un programma all’altro.

La rissa sul ballatoio condominiale infastidisce. Più dei vicini rumorosi. Appiccicarsi allo spioncino non aiuta. Tutt’altro. Anche se si veglia sull’integrità dello zerbino. Chi si azzuffa ha torto. Sempre. Ancor di più se a farne le spese sono gli altri. Con buona pace del «fate ciò che volete ma a debita distanza», quando si passa dalle parole ai fatti, le ragioni dei contendenti svaniscono, portandosi via il sonno di chi deve rimediare, facendosi carico delle conseguenze.

In particolari zone di guerra, ci sono più cronisti che miliziani. Le telecamere sono accese giorno e notte. Come nella casa del Grande Fratello. Scrutano dappertutto. Dalle trincee ai rifugi, non c’è lacrima o lutto capace di sottrarsi. Le immagini scuotono le coscienze e gonfiano gli scontrini. Tra pianti e fiumi di denaro insanguinato, la polvere delle macerie non conosce confini. A differenza di chi si ostina a seminare bandiere e armi in giro per il mondo. Mietendo vite.

Nonostante l’autorevolezza degli osservatori, le opinioni superano le certezze, le notizie attendono le conferme, gli stati d’animo si accompagnano ai punti di vista, le smentite e le precisazioni si inseguono e abbattono: sotto lo sguardo incredulo di chi riconosce e non comprende la follia. Intanto, si dispensano verità e condanne, soluzioni e auspici, analisi e verdetti. Ovunque, dalla finestra sul cortile delle nefandezze altrui alla fila per saccheggiare il supermercato.    

Avvoltoi, falchi e colombe si librano nei cieli europei, segnando le ferite del vecchio continente. Lo preferiscono all’Africa devastata da conflitti e carestie; e al Medio Oriente, instabile e litigioso. Mentre il mondo sembra affidarsi a Israele, Turchia e Cina per scongiurare l’apocalisse. Come se Adamo ed Eva fossero stati convocati dal serpente e invitati a piantare meli al cospetto del Padreterno, per evitare lo sfratto dopo averlo indispettito con il peccato originale.

Le guerre degli altri non sono considerate come uguali. Tant’è che solo poche instillano ansia. La differenza è nella capacità di compromettere la qualità della vita di chi le guarda da lontano. Oltre la grande muraglia gli analisti finanziari stanno ingiallendo nel tentativo di parare i colpi. Più degli automobilisti italiani, che si rodono il fegato al distributore di carburante. Per questo non si perdono i bollettini dal fronte. E si mostrano con i bollettini sulla fronte.

La percezione delle conseguenze nefaste per sé del dramma altrui contamina anche il lessico. Chi tenta di entrare in Polonia dalla Bielorussia, proveniente dal Medio Oriente, è considerato un migrante e respinto; coloro che vi accedono dall’Ucraina sono accolti come profughi. Eppure, afghani, yemeniti e iracheni non fuggono da suocere inviperite ma dai soprusi e dalle violenze di regimi che li hanno ridotti alla fame. Come chi sulle coste africane si consegna al Mediterraneo.

Con la periferia dell’Europa soffocata dalle bombe, c’è chi ancora si esercita nel distinguere invasori e provocatori, sovranità nazionale e diritto dei popoli a scegliere da che parte stare. Mentre i missili sfiorano le centrali nucleari, rischiando di provocare una catastrofe globale, nei salotti televisivi, gli intellettuali ricordano i partigiani e si confrontano su quanto sia corretto riconoscerli nei civili che lanciano molotov sui carri armati in marcia verso le città.

Se la guerra fa inorridire, le speculazioni che determina non sono da meno. L’idea che i padroni del mercato siano in affari con i governanti è deflagrata tra le masse popolari, spargendo frammenti letali anche tra i moderati. La disaffezione alla politica compromette la partecipazione ai processi decisionali, facendo aumentare la già folta schiera di complottisti. Come se non bastasse, le democrazie europee procedono a carponi, tra troppi rantoli e pochi sospiri di sollievo.

Commenti

  1. La realtà è difficile da riconoscere , perchè la disinformazione è reale, oltre tutto copre da una politica senza occhi perchè gli UMILI , sono INVISIBILI , e quindi non ci può essere UMANITA' , oltre in un mondo dove la GLOBALIZZAZIONE serve per gli oligarchi , o le multinazionali ,macchine da guerra del profitto , a danno di una globalizzazione di disperati , e quando diventa necessario creare conflitti ecco i martiri sono i soliti , la povera gente ...... questa è la realtà che molti non vedono , dai governi fantoccio , ai politici corrotti .... e se il mondo rischia la 2° guerra mondiale non sarà un caso !!!! ciao

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