IL PISELLINO IRREQUIETO DI GRILLO, IL FUOCO DI COPERTURA DI TRAVAGLIO E LE PAROLE INUTILI DEL CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE A DIFESA DEI PARLAMENTARI CON LA TOGA.

«Papà, cos’è un’avventura»? L’uomo impallidì. Chiese aiuto alla moglie: «Senti un po’ tuo figlio cosa dice». La risposta, immediata: «È una passeggiata con la sorpresa». Il padre annuì. Come per dire: «Visto? C’è una risposta a tutto. Va tranquillo. Saremo al tuo fianco». Il ragazzo è ormai un giovanotto. Ai cartoni animati preferisce le ragazze. Ne ha fatta di strada, dal salotto all’università. Certo di poter contare sulle braccia di papà e l’abbraccio di mamma. Come altri.

Ad alcuni è andata peggio. Le domande sono cadute nel vuoto. Non sempre per colpe dei genitori: magari sono solo rimasti a bocca aperta, cercando la soluzione migliore, mentre i figli, stanchi di aspettare invano, hanno sbattuto la porta. La curiosità e la competizione fanno brutti scherzi. Si crede di seguire la buona stella e ci si imbatte nella cattiva sorte. Con i genitori che non riescono a tenere il passo. E, stupiti, non smettono di interrogare il rosario degli errori.

Ne sanno qualcosa i Grillo. Ma anche Travaglio, Di Battista e Conte. Il primo si è lanciato nel fuoco per tirare fuori il garante dei cinquestelle, ritenendolo, forse, una sua creatura. Il secondo ha scelto di prolungare la propria adolescenza scanzonata lontano dal padre putativo. Il terzo ha ingoiato il rospo della pagina dedicata dal Fatto Quotidiano agli azzeccagarbugli che siedono in Parlamento. Nella rissa, come al solito, ci hanno rimesso gli italiani, finiti in mezzo.

Ne sono usciti tutti con le ossa rotte. A partire dai figli, vittime e carnefici. Per passare alle forze dell’ordine e ai magistrati. Ma anche i giornalisti e gli avvocati. E infine, i partiti. Sergio Mattarella non ha gradito, impegnato com’è nella messa in sicurezza del sistema, dopo le rivelazioni di Palamara e la balcanizzazione del popolo pentastellato e dei democratici. Quando credeva di avercela fatta, grazie a Conte, Draghi e Letta, si è dovuto ricredere. In silenzio.


Anche il Consiglio Nazionale Forense si è risentito. Non poteva essere altrimenti: rappresenta gli avvocati. Si è detto contrariato per l’articolo. Poco importa che quelli che si propone di difendere siano sul lastrico. Alle inesattezze occorre rispondere. Niente di che: qualche dato, tanto per precisare. Come quei genitori che, medicati i figli dopo una rissa nel cortile di casa, si lamentano con l’insegnante per un livido che non c’era quando il bambino è entrato in classe.

Degli ormoni del giovane Grillo agli italiani non gliene può fregar di meno. È una brutta storia. Non si esercitano nella ricostruzione. Hanno altri interessi. Sbirciano dallo spioncino. Controllano gli avventori della porta accanto. Registrano le uscite della vicina. Sanno a che ora rientra, chi l’accompagna e se resta a dormire. Guai a parlar loro di stupro: non lo considerano un argomento ascrivibile alla voce sesso. È troppo oltre, per una chiacchierata nella pausa caffè.

Grillo e Travaglio hanno preso un granchio. Confermando che si rivolgono a un’Italia che non conoscono. Ma cui attingono, per tirare a campare. Per anni, hanno dato prova di sapere cogliere l’attimo. Lo stupro, però, indigna e fa calare il sipario. A prescindere. L’Italia si è appassionata alle avventure erotiche di Piero Marrazzo, fino a quando non c’è scappato il morto; segue gli scandali in Vaticano ma non ne parla, preferisce non perdere di vista il parroco e la perpetua.

L’adozione a distanza dello stato d’animo di Beppe Grillo ha compromesso la lucidità di Marco Travaglio. Come giornalista e tutore. Il Consiglio Nazionale Forense, invece di evocare la Costituente, avrebbe fatto bene a ricordare la lezione di Moro e Bachelet. Anche a se stesso. Per il resto, non c’è da attendersi molto. Gli italiani sono ancora quelli che in pubblico cantano Città vecchia di De Andrè e in privato si confrontano sul ritornello di Gelato al cioccolato, di Pupo.

L’Italia celebrata da Grillo e Travaglio si professa ribelle, pronta all’avventura ma detesta le sorprese quando passeggia in piazza. Rivendica risposte immediate. Pretende chiarezza. E, nel dubbio, si scaglia contro chi indugia lungo il cammino. Il messia e la sua penna dimenticano che strada facendo devi fare i conti con gli imprevisti. E come avrebbe detto la mamma del bambino, «può capitare che ti regalino un pallone o un piccione ti sporchi il vestitino». All’improvviso.

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