ANGRI. La Giunta ha passato in rassegna il personale. La pianta organica è poco più di un cespuglio di rovi.
Gli uffici comunali di piazza Crocifisso sembrano un ospizio. 47 dipendenti, di cui almeno tre prossimi alla pensione, in un deserto di scrivanie e sedie vuote. Pochi, stanchi e vecchi, non ne possono più. Nonostante l’assistenza di giovani nuove leve, alcune in transito verso i Comuni di residenza, che corrono da una stanza all’altra, per coprire le assenze di giornata e garantire i servizi, con la tensione, la pazienza e la partecipazione emotiva degli operatori geriatrici.
Dei tre piani su cui si sviluppa l’edificio, il primo è il più affollato. Ma solo perché alle 12 persone che vi lavorano, bisogna aggiungere il segretario, il sindaco, i sette assessori ed i consiglieri comunali in perlustrazione. È anche il piano dei numeri: di chi li dà e di chi li sistema; di chi li rincorre nei codici e di chi li incolonna nelle buste paga. Ospita i Servizi finanziari, l’Avvocatura, gli Affari Generali, l’Ufficio Personale, l’Economo ed i gruppi politici.
Gran parte dei dipendenti è al piano terra. Sono 18, distribuiti tra Demografici, Ufficio Messi, Fiscalità locale, Protocollo e Ufficio casa. Tra pile di cartelle e l’utenza degli sportelli, vivono costantemente sotto pressione. Sono il primo contatto con i cittadini e quelli da cui tutti attendono soluzioni immediate. Dai certificati, alla tassa sulla spazzatura, al deposito di documenti da inoltrare ad altri uffici, passa tutto da questo piano, minacce e bestemmie comprese.
Il secondo e ultimo piano conta 17 presenze. Non insieme: c’è chi opera da casa e chi è ad orario ridotto. Per questo le stanze, ampie, luminose, con vista sulla piazza e sul Vesuvio, garantiscono l’opportuno distanziamento sociale. Una precauzione che non compromette l’ospitalità dell’Ufficio Commercio, dei Lavori pubblici, dell’Urbanistica e soprattutto dell’Ufficio Manutenzione. Tant’è che si ha la processione dai piani inferiori per recuperarvi cornetti, caffè e dolciumi.
Le impiegate sono 20. A dispetto di chi sostiene che «una donna e una papera misero a soqquadro Napoli», il rosa prevale anche ai vertici: spese, acquisti, cause e costruzioni sono in quota alla dottoressa Pauciulo, all’avvocato Violante e all’ingegnere Atorino. La Fiscalità locale è completamente donna: 4 su 4. Mentre i Servizi finanziari e i Demografici hanno sfiorato il primato: 4 su 5. Una presenza femminile su 9 unità assegnate, invece, ai Lavori pubblici e all’Ambiente.
Tante le curiosità e le note di colore. Il Covid ha risparmiato il piano terra, preferendo numerosi inquilini degli altri piani. Eppure, all’ingresso stazionano, a decine ogni giorno, i cittadini in cerca di risposte. Quindi, il virus non è entrato: è uscito; dalle stanze di chi muove le leve: amministratori e capisettore. Tra gli impiegati si segnalano anche un assessore alla Cultura, nella seconda metà degli anni novanta, e il fratello del presidente del Consiglio comunale.
Il dipendente meno alto è al secondo piano, il meno magro al primo. Coloro che sono alle prese con disavventure giudiziarie, stando a ciò che riportano le delibere di giunta e i quotidiani, si trovano al piano terra e rappresentano circa il 9% dell’organico: 4 su 47; la percentuale sale a 30 in un’altra sede comunale, con meno unità in servizio. La grana? Singolare. È comune a tutti e cinque, costretti a lavorare in emergenza: distrazione, per attaccamento alla cosa pubblica.
Passando da piazza Crocifisso a via Buonarroti, sede della Polizia locale, la situazione migliora: si va dal caregiver al car sharing. Le 17 unità della Colonnella Galasso hanno sei auto. Quante le unità operative semplici in cui si articola il settore: un’intuizione della capo, per garantire ai collaboratori qualche banconota in più in busta paga a fine mese. Le attenzioni non finiscono qui: i vigili vestono Marzotto e hanno le Beretta in fondina. Perché la forma è sostanza.
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