ANGRI. La pessima lezione del buon maestro Barba e la irritante cronaca della diversamente simpatica giornalista Salzano

Alberto Barba, consigliere comunale di maggioranza, insegnante presso il Terzo Circolo didattico di via Dante Alighieri, si è scagliato contro Roberta Salzano, giornalista de “Il Mattino”, colpevole di avere rilevato, nei primi giorni della campagna di vaccinazione, tra i soggetti in fila, la anomala consistenza della pattuglia di personale scolastico a lui riconducibile, per la comune provenienza, e la presenza di docenti in servizio in istituti dell’area stabiese vesuviana.

Alberto Barba non ha gradito la segnalazione. E si è sfogato: attingendo al proprio bagaglio culturale, a piene mani; mostrando il carattere, senza veli. Con una retorica allestita per mettere in evidenza la cattedra che occupa, ha sollecitato le attestazioni di stima e le manifestazioni di solidarietà di coloro che lo seguono sulle pagine facebook: una vasta platea “turbata” dalla Salzano e composta da colleghi e genitori che, da anni, apprezzano virtù e abilità del maestro.

Roberta Salzano è anche la moglie dell’avvocato Gaetano Mercurio, cugino del primo cittadino Cosimo Ferraioli e assessore, con Alberto Barba, fino allo scorso ottobre. L’uno si occupava del Contenzioso e del Personale, l’altro della Pubblica istruzione e dell’Innovazione tecnologica. Alla fine della consiliatura, Mercurio decise di non essere della partita e non si candidò; Barba si rese promotore della civica “La scuola al centro”, di cui è espressione in consiglio comunale.

Roberta Salzano, giornalista e moglie, non ha peli sulla lingua. Lo sanno bene anche il marito e il sindaco, costretti a leggerne le denunce sulle pagine de “Il Mattino”. Ci vuole niente per accenderla e la mano del Padreterno per fermarla. Con la intransigenza, la determinazione e la sensibilità che caratterizzano soprattutto le croniste, ha elevato a missione la professione del dovere di informare, perpetuando la tradizione celebrata anche dal predecessore: Francesco Rossi.

Barba e Salzano, con i loro post e quello che ne è seguito, hanno acceso i riflettori su una comunità che, dopo aver smesso di crescere negli anni ottanta, si è condannata a un inesorabile declino democratico e civile. I professori imbucati e i genitori stizziti più dalla ritenuta lesione dell’onorabilità del maestro del figlio che dalla eventuale distribuzione condizionata e interessata dei vaccini, sono lo specchio di una borghesia senza prospettive e colma di risentimento.

La Salzano è stata data in pasto ai leoni da tastiera che seguono Barba. L’esito era scontato. Il buon maestro ha pubblicato una pessima lezione. A poco più di un mese dalla giornata contro il bullismo. In molti non gradiscono gli articoli della giornalista. A partire dai commercianti che occupano aree pubbliche. Sentendosi perseguitati, ce l’hanno con lei. Non riscuote particolari simpatie anche in Comune: è stata la sola a denunciare gli ammanchi al Cimitero e all’Anagrafe.

Il Barba conosce il significato di comunicazione assertiva. Ma ha più dimestichezza con le note che con le parole. Tant’è che invita «la giornalista in questione a tenere almeno la bocca chiusa quando non ha notizie vere in possesso, soprattutto quando si sente presa personalmente dal punto di vista politico». La Salzano, però, non coglie nel segno quando tira in ballo la violenza sulle donne. L’invito è solo sgradevole. All’udito e alla vista. Suona male ed è scritto peggio.

480 caratteri spazi inclusi li meritano anche gli operatori dell’informazione, i politici paesani e le associazioni, non solo culturali. Il loro silenzio fa più rumore dell’invito. Intrattenersi sulla simpatia della Salzano è un atteggiamento da idioti. Come giustificarsi affermando di non aver seguito la vicenda o letto i commenti. Sghignazzare, in disparte, sulla caduta di stile del maestro e gli eccessi della cronista, è una resa culturale, non un sasso tolto dalla scarpa.

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