Angri. LE CIANTELLATE DEGLI ACROBATI POLITICI CALANO IL SIPARIO SUL CENTRO VACCINALE. NONOSTANTE IL GRAN NUMERO DI SOMMINISTRAZIONI.
L’Asl ha gettato la spugna. E le chiavi del centro vaccinale. I responsabili del distretto hanno chiuso i battenti della struttura. Per evitare gli stracci che, da giorni, si lanciano i politici paesani. Amministrazione, opposizione, dentro e fuori il consiglio comunale, parlamentari e consiglieri regionali sono rimasti con il cerino in mano. Facendo la figura dei cretini, quando è iniziato lo scarica barile. Intanto, gli angresi dovranno recarsi a Scafati o Corbara. Per ora.
Per i sessantenni cambia poco. Avranno ancora bisogno di un’auto. Come per raggiungere il confine con Sant’Antonio Abate. La politica, a tutti i livelli, ha fallito, di nuovo. Il sindaco non è riuscito ad allestire una soluzione più centrale. I parlamentari non gli hanno aperto gli occhi. E i consiglieri regionali hanno preferito tenersi fuori dalla mischia. La qualità dei protagonisti del disastro relega Angri nella periferia del buon senso. Isolata e trascurata. Sempre più.
Altrove ci si è organizzati nelle palestre e nei parcheggi. Si sarebbe potuto fare lo stesso. Evitando il turismo vaccinale. Bastava mezzo neurone, anche condiviso. In piazza Annunziata, presso l’ufficio postale, hanno risolto il problema con quattro croci. Sull’asfalto non sulle schede elettorali. Angri ha perso un’occasione. Non solo il centro vaccinale. Poteva essere la volta buona per stare insieme, dalla stessa parte. Purtroppo, si è scelto di litigare. Ancora una volta.
Le stelle grilline hanno illuminato i disservizi. Niente di che. Poco più di un sasso in una pozzanghera. Ma hanno forzato la mano, insistendo. Fino a rendersi scoccianti. Il sindaco ha provato a far chiarezza, per evitare gli schizzi di fango. Il resto lo hanno fatto tutti quelli che si sono gettati nella mischia per ricordare alla città che esistono. Mettendo a dura prova la pazienza dei dirigenti del distretto. Il cui fondoschiena era, evidentemente, esposto e in pericolo.
Il centro ha preso il volo. Tra accuse incrociate, giustificazioni non richieste e ricostruzioni interessate e dai toni altamente infiammabili. Nella sana tradizione angrese. L’Asl ha deciso per tutti. Imponendo il silenzio. Almeno fino alla prossima occasione per aprir bocca e parlar male del prossimo. Una pessima abitudine, contagiosa: un’emergenza epidemiologica di cui la città non si riesce a liberare. Per la quale non c’è alcun vaccino. Se non l’esercizio della Politica.
Le somministrazioni continueranno altrove. Mentre le chiacchiere resteranno ad Angri. I sessantenni si metteranno in fila a Scafati o Corbara. Conversando l’uno accanto all’altro. Alcuni pagheranno € 1,50 per parcheggiare nell’ospedale, come è capitato già agli ottantenni. Altri, accolti nelle palestre, cercheranno, invano, un’ambulanza attrezzata per la rianimazione. E nessuno si lamenterà. Peggio: nessuno se ne accorgerà. Perché il problema insormontabile è la pausa pranzo.
Assembramenti, intervallo di metà giornata, chiusura alle 18 e sospensione del servizio il sabato e la domenica hanno avuto la meglio sulla possibilità di dialogo degli amministratori locali e dei politici con i dirigenti dell’Asl. La concertazione ha ceduto il passo al trambusto; le mani tese agli indici puntati. C’è chi ha perso la pazienza, mandando tutti al diavolo. Ma solo fino a quando non metteranno la testa a posto. Azionando il cervello, prima di parlare. Finalmente.
La farsa. Ciascuno dei partecipanti al teatrino rappresenta solo se stesso. Non è espressione di alcuna formazione politica. Da destra a sinistra, passando per il centro e le civiche. Questo vale pure per i pentastellati. Divisi in movimentisti e governativi. Poche unità, equamente distribuite al fianco dell’onorevole Villani, vicina a Di Maio, e la senatrice Angrisani, più prossima, sul piano nazionale, alle barricate degli urlatori. Mentre, in città, dialoga con il sindaco.
L'esercizio del buon senso, è cosa buona e giusta. È da lì che nascono tutte le soluzioni alle problematiche emergenti.
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