ANGRI. Le preghiere del sindaco non fermano la pandemia. Manca una task force dedicata. E la capacità di correre seriamente ai ripari. Dopo un anno.
In provincia, i salviniani meloniani che amministrano Angri ce l’hanno messa tutta per arginare la pandemia. La buona volontà, però, senza una particolare attitudine, serve a poco. Così, si è passati dagli 8 contagiati del 1 aprile 2020, ai 2124 del 1 aprile 2021, compresi 1600 guariti e 11 deceduti. Non proprio un successo. Il virus ha bussato alla porta di una famiglia su quattro. Nonostante la zona rossa, la calendarizzazione della spesa e la chiusura di giardini e piazze.
Se è vero che «puoi condurre l’asino all’abbeveratoio ma non puoi costringerlo a bere», non si può negare che dallo scorso ottobre non c’è stato alcun controllo. Gli smaliziati sostengono che il sindaco abbia tirato i remi in barca, dopo la rielezione. Anche se non lo si può escludere, non è detto che si sia rilassato. Magari, ancora una volta, ha dovuto fare i conti con i pupi che aveva a disposizione e ha deciso di consegnarsi alla corrente. Ritenendo vani ulteriori sforzi.
La gestione dell’emergenza non l’ha aiutato in campagna elettorale. Anche se lo ha posto al centro della scena, ricordandone la presenza a chi ne aveva perso le tracce. La distribuzione dei pacchi di alimenti non ha reso i risultati attesi. Nessuno dei promotori ha fatto il botto. Le preferenze hanno seguito altri canali: in parte ancora inesplorati. Tra un comunicato e l’altro, all’indomani dei festeggiamenti per la vittoria, ha conosciuto il virus da vicino, condividendolo.
Cosimo Ferraioli siede sulla poltrona di sindaco, con due angeli custodi accanto, delegati dalle famiglie che lo sorreggono. Ma non resiste alla tentazione di tendere l’orecchio altrove. E sbirciare sulle bacheche di altri primi cittadini. Copia e incolla i provvedimenti del sindaco di Sant’Antonio Abate. E per la fretta, spesso, dimentica di cancellare il riferimento al Tar di Napoli. E come lei, non pubblica le ordinanze di quarantena fiduciaria. L’ultima è del 25 novembre.
Considerato che non è sprovveduto, è ragionevole ritenere che mentre è alle prese con le fibrillazioni della maggioranza, insieme a pochi fedelissimi, c’è chi scrive e pubblica sulle sue pagine. Sommando, ancora una volta, confusione ad approssimazione e giocando a Scarabeo al posto suo. A differenza dei Comuni del comprensorio, Angri non ha una sezione del sito istituzionale dedicata agli aggiornamenti. Appaiono solo sul profilo del sindaco e su quelli di alcuni consiglieri.
Il disastro si è consumato sulle vittime e il monitoraggio dei positivi in quarantena. In troppi sono sfuggiti. Gli 11 decessi registrati in un anno non riflettono la realtà. Rappresentano il limite di un’azione di contrasto costruita sull’apparenza, come i contagiati a zonzo per la città. La polizia locale e i carabinieri sono venuti meno. Le poche contravvenzioni sono state elevate dopo la strigliata del Prefetto, che non ha gradito la richiesta di intervento dell’esercito.
Con qualche foto in meno e più coordinamento si poteva tentare di far meglio. Allestendo, per tempo, un gruppo di lavoro. Anche con le poche unità a disposizione: rinunciando al superfluo. Si è deciso di non richiamare ad Angri i dipendenti comandati altrove, autorizzando, addirittura, altri distacchi. La dottoressa Rosa Desiderio e gli ingegneri Enzo Ferraioli e Salvatore Iozzino, con Anna Giacomaniello, della Uos Sanità, potevano costituire il nucleo operativo “anti Covid”.
Si poteva nominare un assessore alla Polizia locale e all’Emergenza, delegandogli anche i rapporti con l’Asl. Uno con le spalle larghe; l’estensione vocale e il passo lungo, fermo e rumoroso della comandante; capace di sbattere i pugni sulla scrivania e imporre la corretta compilazione degli allegati ai certificati di morte: i documenti da cui si rilevano i decessi a causa del Covid, senza i quali non è dato portare correttamente il macabro conto delle vittime della pandemia.
Non si è pensato di perpetuare la vocazione leghista a suonare i citofoni, coinvolgendo anche gli ausiliari del traffico, lasciati a casa con la sospensione della sosta a pagamento, senza stipendio e senza un accidenti da fare. Hanno una profonda conoscenza del territorio e sono in grado di monitorare il rispetto dell’isolamento domiciliare: loro bussano e il recluso si affaccia alla finestra. Semplice. Con i controlli a sorpresa ci sarebbero stati meno asintomatici a spasso.
Il sindaco si è inchiodato da solo alla croce del supplizio. Con l’opposizione che, per non essere da meno, rinunciando a qualsiasi azione propositiva e collaborativa, ha preferito mostrarsi sofferente e incredula sulle due postazioni laterali. Come se non bastasse, è iniziato anche il balletto dei bollettini: dal 26 al 28 marzo non sono stati pubblicati; malgrado 48 nuovi contagiati in tre giorni. Sono ripresi il 29, quando i positivi sono stati “soltanto” 9, con 15 guariti.
MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE STANNO PROVANDO A DIDTRUGGERSI CON LA PANDEMIA, OGNI UNO DI LORO SPERA CHE MUOIA L'AVVERSARIO,QUESTO NON SAREBBE POSSIBILE SE SI ORDINWREBBE IL DA FARSI . ALLORA VIA ALLA MOVIDA CON CENTINAIA DI GIOVANI UNO SU L'ALTRO SENZA MASCHERINE E CHE SI SFIDANO A COLPI DI BOTTIGLIE E NESSUNO VEDE SENTE NULLA NONOSTANTE LE TELECAMERE PERFETTAMENTE IN FUNZIONE.VIVA IL VIRUS CHE SI è MOSTRATO MENO CATTIVO DI CHI COMANDA.
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